Seamless Learning, ovvero verso l’unificazione del mondo dell’apprendimento

L’apprendimento, quando consapevole e voluto, è sempre un’esperienza, in qualunque forma esso sia, anche a partire dalla scuola tradizionale, perché comunque diventa un evento, una scoperta.

L’apprendimento, quando consapevole e voluto, è sempre un’esperienza, in qualunque forma esso sia, anche a partire dalla scuola tradizionale, perché comunque diventa un evento, una scoperta.

Il binomio “molteplicità innovativa + strumenti didattici evoluti” ci porta necessariamente ad avere un occhio sempre più attento alle esigenze di chi apprende o deve apprendere. In effetti quest’ultimo ha oggi a disposizione un mondo informativo estremamente ampio che però deve trasformarsi in un sistema sufficientemente strutturato di conoscenze e capacità in grado di essere applicabili e utili.

Ecco che stiamo arrivando a ciò che alcuni chiamano il Seamless Learning, ossia la costruzione di un ambiente ricco e coerente che riesca a combinare più strumenti didattici tra loro differenti e vari, al fine di arricchire la learning experience ed in più con le caratteristiche della semplicità e dell’attrattività. Questo universo ha come base essenziale l’utilizzo intensivo delle tecnologie disponibili (mobile, social network, MOOC,…) facilitando l’accesso ai contenuti necessari al learner.

Il fine ultimo è quello di tendere ad una vera learning strategy che costituisce, in qualche modo, la nuova frontiera della learning experience 2.0 e che allarga il respiro del già conosciuto modello 70/20/10. Gli studiosi Wong e Looi hanno elencato non poche caratteristiche peculiari di questo approccio del WMUTE Design (Wireless, Mobile and Ubiquitous Technologies in Education).

Vediamone alcune tra le più immediate:

  1. L’apprendimento formale e informale che costituisce uno strumento di ‘lifelong learning’ attraverso le offerte ‘ufficiali’ di training e l’esperienza quotidiana. Condizione comunque necessaria sembra essere – in ogni caso – l’intenzionalità dell’apprendimento
  2. L’apprendimento personale e sociale che bilancia l’orientamento al learning individuale e al learning collaborativo nelle sue varie forme reali e virtuali
  3. L’apprendimento tramite il contesto che comprende sia il mondo fisico, sia il mondo digitale. La sfida (piccola o grande rispetto alle singole persone) è quella di passare con efficacia dalle realtà fisiche a quelle virtuali, anche attraverso i differenti gradi di esposizione tecnologica
  4. L’apprendimento di stampo “self directed” all’interno dei modelli ufficiali di learning: qui la motivazione e la partecipazione attiva di chi apprende sono aspetti essenziali. Malcolm Knowle, esperto di apprendimento degli adulti, ricorda che non è più funzionale definire la formazione solo come processo di trasmissione di quanto è conosciuto e, in alcuni casi, anche già strutturato, bensì anche come un processo ‘lifelong’ di una continua indagine e ricerca. E a tale proposito è interessante citare un libro di Inge Ignatia de Waard dal divertente titolo “MOOC Yourself” (sottotitolo: Set up your own MOOC for Business, Non-Profits and Informal Communities)
  5. La sintesi dell’apprendimento che introduce all’interno della citata learning strategy la continua rivisitazione delle conoscenze prioritarie, delle conoscenze nuove e della multidisciplinarietà dell’apprendimento stesso

In questo mondo in forte evoluzione, accanto al tema dell’apprendimento, è anche possibile riconoscere alcuni cluster di popolazioni a differente confidenza con il digital learning:

  • I NO DIGITAL: scoprono l’oceano del web, si connettono, riescono a raccogliere – a volte con difficoltà – le informazioni. La loro logica è quella del salto quantico: quasi una frattura rispetto alla tradizionale ricerca conoscitiva per un “apprendimento quieto”
  • MIGRANT DIGITAL: riescono a combinare il trittico “ricercare-informarsi-formarsi”. La logica sottostante è quella prettamente utilitaristica rispetto al momento di necessità. Sono i surfer del web
  • NATIVE DIGITAL: per loro sembra valere un altro trittico: cercare e giocare; scrivere e pubblicare; comunicare e consumare. Resta da capire quale sia il posto dell’apprendimento.
    Ecco dunque un possibile sguardo verso l’unificazione riportata nel titolo e che si basa sul trittico finale: DAT (Didattica, Apprendimento, Tecnologia)

Ecco dunque un possibile sguardo verso l’unificazione riportata nel titolo e che si basa sul trittico finale: DAT (Didattica, Apprendimento, Tecnologia).