Le nuove dimensioni del marketing di oggi hanno creato una sorta di competizione tra le strategie di marketing tradizionale e il marketing digitale.
Per marketing tradizionale possiamo intendere i piani di sviluppo riassumibili facilmente nelle 4 P (Product, Price, Promotion, Placement), mentre il marketing sul web si alimenta nel circolo virtuoso compreso tra la costruzione di una comunità virtuale e l’ecommerce.
Nella prima fase dello sviluppo del web e delle sue opportunità per le imprese, in particolare B2C, la promozione e la distribuzione on line era un arricchimento, o un complemento, delle attività tradizionali. Oggi la pervasività del digitale e la sua supposta convenienza economica stanno spingendo invece molti operatori a considerare le strade del web come prioritarie.
In realtà, le due strategie nei migliori casi si intrecciano e si alimentano a vicenda, giocando in fondo nello stesso agone del posizionamento e della conquista dei clienti. Il rapporto tra le due e la loro bilanciata contrapposizione è la chiave del successo di molte imprese, siano esse brick & mortar o click & mortar.
È evidente però che il marketing digitale ha sviluppato delle proprie peculiarità, regole e metodologie che conviene indagare a fondo: per utilizzarle nel migliore dei modi e per capire come indichino l’evoluzione delle abitudini dei consumatori.
Una di queste è il cosiddetto l’Inbound Marketing: le azioni che hanno l’obiettivo di qualificare e attrarre potenziali clienti. Il web inizia così a differenziarsi per la capacità di attivare azioni “pull” sul mercato, che mirano ad una ampia profilazione.
Per identificare i clienti, preliminarmente, occorre assegnare loro le caratteristiche più precise possibili, con la creazione, ad esempio, di buyer persona, modelli di clienti ideali costruiti attraverso parametri ben strutturati (abitudini, settori di appartenenza, ecc).
Il profilo del cliente diventa un’immagine fraterna, con cui bisogna entrare in relazione per costruire un’amicizia, e occorre sedurre e convincere. Il cliente (almeno per il mondo B2C) è così solleticato nel suo narcisismo di consumatore.
In secondo luogo, quindi, gli strumenti on line principalmente utilizzati (dal sito al blog) devono essere indicizzati con parole chiave per renderli organici ai risultati dei motori di ricerca, in ottica SEO (Search Engine Optimization).
Se le azioni di SEO sono ben fatte, i prospect cominciano ad “atterrare” sul sito Internet o sulla landing page. Evidentemente è a quel punto importante proporre contenuti all’altezza delle aspettative, e che “incollino” l’utente al sito, soprattutto se su questo si compie l’atto di acquisto. Se i contenuti vengono incontro alle esigenze del visitatore, perché offrono soluzioni utili, il contatto così sviluppato avrà una percezione positiva dell’azienda, e tornerà sul sito.
Così, oltre agli articoli e ai video, le strategie di Inbound Marketing prevedono anche la creazione di contenuti speciali, cui gli utenti possono accedere lasciando i propri riferimenti. In ogni caso, il sito non è l’unico spazio virtuale attraverso cui costruire la relazione con il prospect, che deve essere approcciato attraverso più punti di contatto.
Come abbiamo visto, quindi, l’Inbound Marketing si sviluppa attraverso 4 passaggi fondamenti: il target, il Seo, i contenuti, la call-to-action.
Attraverso questi, il marketing seduce il consumatore: lo “accarezza” e lo attrae, lo induce a un giudizio positivo e lo rende complice, lo delizia e lo premia.